Donare sangue, una scelta che si rinnova: Ivan festeggia la sua 100^ donazione

Ieri, mercoledì 16 luglio 2025, Ivan Cioli, che fa parte dei Donatori di Sangue dell’Associazione Pubbliche Assistenze Riunite di Empoli e Castelfiorentino, ha effettuato la sua centesima donazione. Un traguardo che testimonia un impegno silenzioso ma essenziale, in un periodo in cui la cultura del dono e le scorte di sangue necessitano di volti e storie per non rimanere numeri.
Abbiamo intervistato Ivan per l’occasione, raccogliendo riflessioni e pensieri che raccontano cosa significa davvero “donare”.
Come ti senti quando vai a donare?
“Dal punto di vista della salute sto bene, mentre a livello morale mi sento come San Giorgio contro il drago, a spada tratta: sono davvero orgoglioso di me stesso. Mi piacerebbe raccontarlo, ma non sono un divulgatore e non riesco a diffondere questa cosa. Se qualcuno me lo chiede lo dico, altrimenti non entro in questi discorsi. Non sono nemmeno riuscito a convincere i miei figli a donare. La donazione è anche una scelta personale, non tutti se la sentono per vari motivi, e soprattutto bisogna essere fisicamente portati per donare: alcuni non ci riescono.”
Hai mai avuto “reazioni avverse” dopo la donazione? Ti hanno mai fatto pensare di smettere?
“Ho avuto reazioni avverse, ma di poco conto: a volte sono rimasto sulla poltrona un quarto d’ora in più, ma niente di impossibile. Ultimamente dono il plasma e, anche se richiede più tempo, con questo tipo di donazione ho meno problemi.
Dopo la donazione di sangue intero ultimamente mi sento un po’ più spossato, sarà l’età o il caldo, ma non ho mai pensato di smettere di donare per questo motivo. Mi basta prendere un caffè un quarto d’ora prima della donazione e ho risolto. Ieri la dottoressa del centro trasfusionale mi ha chiesto se fossi disponibile a donare le piastrine. Mi ha spiegato che è un procedimento un po’ più lungo e complicato e che si può fare solo quando il ricevente è pronto. Non potevo che rispondere di sì. Sapere che qualcuno ha bisogno di me mi dà una soddisfazione immensa.”
Quali sono i vantaggi di essere donatore?
“La colazione gratis e il giorno di lavoro saltato. Il padre di un mio amico mi raccontava che un tempo, nel Dopoguerra, quando andavano a donare, al posto della colazione ricevevano la bistecca! Il donatore riceve una colazione, un giorno di riposo e a volte mi sembra anche troppo.”
Perché sei un donatore associato?
“Le Pubbliche Assistenze hanno sempre avuto il mio sangue e il mio 5 per mille. Sono associato perché mi sembra una cosa normale, quasi scontata. Non frequento l’associazione e non vengo spesso, ma anche da lontano posso supportare un’associazione per cui provo passione.”
A quanti anni hai iniziato a donare? Con quale motivazione? Oggi è la stessa?
“A 18 anni non vedevo l’ora di iniziare. I miei genitori erano entrambi donatori e mi sembrava una cosa bella. È una cosa che nasce da piccoli: l’ho sempre visto fare e mi è sembrato naturale.
Ho sempre visto la donazione di sangue come qualcosa di splendido e meraviglioso e, dopo quarant’anni, la penso ancora così. Se avessi conosciuto oggi la donazione, sarei comunque diventato donatore. Non capisco come ogni cittadino civile che passa per strada non vada a donare. C’è una battuta che faccio sempre: ci sono solo due momenti in cui si va in ospedale stando bene, o per donare o per partorire, e siccome a partorire non sono bravo… faccio il donatore.”
Hai notato cambiamenti da quando hai iniziato a oggi?
“L’unica cosa che cambierei è lo spreco di plastica, anche se non so se sia davvero spreco, magari serve, ma dovremmo cercare di migliorare questo aspetto. So che non possiamo farci nulla, ma potrebbe essere una sfida per il futuro.
Sicuramente ora c’è il digitale, che prima non c’era, e questo aiuta molto perché non mi fa vedere né percepire la parte burocratica, anzi è tutto meglio, visto che gli esami arrivano direttamente via mail. La burocrazia non la vedo proprio.
Anche i messaggi Whatsapp con la responsabile dei Donatori funzionano: sono utili, immediati e posso fissare gli appuntamenti direttamente con lei.”
Cosa diresti a chi non è donatore per convincerlo a diventarlo?
“Scarterei subito alcune motivazioni: non parlerei di beneficenza o di carità cristiana, perché non si dona sangue per beneficenza o per misericordia. Non si dona perché qualcun altro sta male e bisogna fargli la carità o l’elemosina.
Si dona perché, in confidenza: e se poi tocca a te? Che ne sai che un giorno non ti possa servire una donazione? Ma forse non direi neanche questo. Perché? Perché se una persona è ancora in grado di godersi la vita, è giusto dargli questa possibilità.
La donazione è come un ponte che aiuta ad attraversare una difficoltà per continuare a godersi la vita. Bisogna fare in modo che tutti, insieme e reciprocamente, possiamo arrivare sull’altra sponda.”
Cosa pensi del futuro della donazione?
“Ci sono sempre meno donatori giovani: tatuaggi, piercing, sesso non protetto e stili di vita che non sono adatti a chi vuole donare. Forse manca un po’ di cultura della salute. Poi ci sono le eccezioni: c’è una ragazza che si fa un tatuaggio ogni sei mesi, sempre il giorno dopo la donazione, quindi le possibilità ci sono.”
Giovedì 24 luglio si terrà la tradizionale cena d’estate dei donatori e volontari dell’Associazione Pubbliche Assistenze Riunite di Empoli e Castelfiorentino, un’occasione per celebrare insieme traguardi come quello di Ivan e per ringraziare tutti coloro che ogni giorno donano tempo, sangue ed energia per la comunità.
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