Sono i piccoli ‘angeli della pace’ di un popolo senza Stato, un’assurdità giuridica di cui sono i testimoni internazionali. Sulle loro spalle le istanze di un popolo intero che, in un contesto geopolitico dominato dalla violenza e da nuove forme di terrorismo, ha scelto un metodo pacifico di lotta. Stiamo parlando della piccola delegazione di bambini Saharawi che ogni anno partecipano al progetto dell’associazione ‘Hurria’ di San Miniato con la quale hanno l’opportunità di essere ospitati dai comuni di Fucecchio, Castelfiorentino, Certaldo ed Empoli. Un’esperienza che è interamente gestita da volontari che raccolgono i fondi necessari per permettere a questi bambini di portare in Toscana un messagio importante per il loro popolo, ma soprattutto di dare loro la possibilità di vivere un’esperienza ‘eccitante’. Ad occuparsi dei bambini durante la loro permanenza a Empoli sono i volontari delle Pubbliche Assistenze di Empoli, che li assisteranno per circa due settimane. Il viaggio in Toscana è un’esperienza incredibile, perché quando si vive nel deserto persino un treno che passa può essere una meraviglia. I volontari, tutti ragazzi giovani, fanno il possibile perché questi bambini tornino finalmente ad essere quello che sono: dei bambini con tanta voglia di giocare. Per questo i volontari delle Pubbliche Assistenze li portano al mare e organizzano una serie di attività per rendere piacevole il loro soggiorno. Ad accompaganre i bambini il Ministro della gioventù e dello sport della Repubblica Araba Saharawi, Ahmed Lehbib che commenta: “Questi bambini sono costretti a vivere in una delle aree più aride della terra, nonostante la loro terra sia piena di risorse. Per loro questa esperienza è una meraviglia. Credo sia importante anche perché si confrontano con uan nuova cultura, un nuovo tipo di alimentazione e un’altrareligione: questo li fa crescere” Un’esperienza che si arricchisce anche di un valore umanitario: molti bambini con particolari patologie, infatti, vengono curati in Toscana grazie ai fondi della Regione. Proprio uno dei 10 bambini ospitati presso le Pubbliche Assitenze è sttao recentemente operato per un problema al timpano, permettendo di recuperare parte dell’udito da un orecchio. Ma quella che è un’esperienza importante per i bambini, lo è anche per i volontari che li assistono. Molti di loro sono stati in Saharawi per toccare con mano la situazione e tutti vivono questa esperienza come un accrescimento personale.
L’autodeterminazione, questa sconosciuta. Era uno dei 14 punti di Wilson e fu alla base della costruzione della Società delle Nazioni, è stato un punto cardine dell’organizzazione del dopoguerra sotto le vestige dell’Organizzazione delle Nazioni Unite (Cap.I della Carta dell’Onu) e fu sancita, non fosse chairo, nel 1960 nella Dichiarazione dell’Assemblea generale sull’indipendenza dei popoli coloniali (1960) e in una miriade di altri trattati. Eppure l’autodeterminazione non sembra valere per il popolo Saharawi. Dopo la fine della guerriglia armata del Fronte Polisaro, nel 1991, l’ONU avviò la missione MINURSO con il fine di organizzare un Referendum. Ma questo non ci fu mai, anche per lo scarso interesse da parte delle Nazioni Unite, la cui missione non ha avuto nessuna delega di carattere militare: in sostanza il suo compito è vigilare sulla riuscita di una ormai improbabile intesa. In questa circostanza storica i bambini del Saharawi rappresentano una ricchezza, così come spiega il Ministro Lehbib: “Vogliamo portare la nostra lotta pacifica nel mondo facendo conoscere la nostra storia attraverso questi bambini, sperando che il mondo ci guardi” E a seguito della recente entrata dell’Italia nel Consiglio di Sicurezza dell’ONU, l’unica assemblea che può decidere azioni che richiedono l’uso della forza, rappresenta un’opportunità: “Spero – continua Lehbib – che in questa nuova veste l’Italia, che da sempre ci sostiene, possa portare le istanze dle nostro popolo sul tavolo dell’ONU”